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Dati dall’analisi minerale dei capelli della Mineral Test ®
Grafici a confronto, bambini sani e bambini con diagnosi di “Disturbo dello Spettro Autistico”.
Una delle caratteristiche principali nei bambini con autismo è l’assenza di mercurio all’analisi minerale dei capelli. Mercurio peraltro sempre presente abbondantemente nelle analisi dei bambini sani. I capelli concentrano il mercurio fino a trecento volte di più rispetto al sangue; la scarsa presenza di mercurio nei capelli è sinonimo di accumulo organico, dovuto all’incapacità di espulsione propria dei bambini con autismo.
Notare inoltre il notevole carico tossico nei bambini con diagnosi di autismo. Particolarmente elevato il livello di alluminio.
Infine, il calcio ionizzato intracellulare (Ca2+) risulta costantemente in eccesso nei bambini con diagnosi di autismo.
“Conclusioni: Abbiamo misurato per la prima volta l’alluminio nel tessuto cerebrale dei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico e abbiamo dimostrato che il CONTENUTO di ALLUMINIO nel CERVELLO è STRAORDINARIAMENTE ALTO”
Abstract
“Il disturbo dello spettro autistico è un disordine dello sviluppo neurologico ad eziologia sconosciuta. È suggerito il coinvolgimento sia di una suscettibilità genetica sia di fattori ambientali, tra cui le tossine ambientali di quest’ultimo. L’esposizione umana alla tossina ambientale alluminio è stata collegata, seppur provvisoriamente, al disturbo dello spettro autistico. In questa ricerca abbiamo usato la <spettrometria ad assorbimento atomico a fornetto di grafite riscaldato trasversalmente> per misurare, per la prima volta, il contenuto di alluminio nel tessuto cerebrale di donatori con una diagnosi di autismo. Abbiamo anche usato la fluorescenza selettiva per l’alluminio per identificare l’alluminio nel tessuto cerebrale mediante microscopia a fluorescenza. Il contenuto di alluminio del tessuto cerebrale nell’autismo era costantemente alto. Il contenuto di alluminio medio (deviazione standard) in tutti i 5 individui per ciascun lobo era 3,82 (5,42), 2,30 (2,00), 2,79 (4,05) e 3,82 (5,17) μg/g di peso secco, rispettivamente per i lobi occipitale, frontale, temporale e parietale. Questi sono alcuni dei valori più alti per l’alluminio nel tessuto cerebrale umano finora registrati e bisogna chiedersi perché, per esempio, il contenuto di alluminio del lobo occipitale di un bambino di 15 anni sarebbe di 8,74 (11,59) μg/g di peso secco? La microscopia a fluorescenza alluminio-selettiva è stata utilizzata per identificare l’alluminio nel tessuto cerebrale in 10 donatori. Mentre l’alluminio si immagina associato con i neuroni, sembrava essere presente intracellularmente in cellule microglia-simili ed in altre cellule infiammatorie non neuronali nelle meningi, sistema vascolare, materia grigia e bianca. La preminenza dell’alluminio intracellulare associata a cellule non neuronali è un’osservazione eccezionale nel tessuto cerebrale autistico e può offrire indizi sia sull’origine dell’alluminio nel cervello sia su un presunto ruolo nel disturbo dello spettro autistico.”
Link all’articolo originale:
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0946672X17308763
L’alluminio è l’agente ambientale più studiato collegato con la malattia di Alzheimer (AD). Tuttavia, non è chiaro se i livelli sono significativamente elevati in chi soffre di AD.
OBIETTIVO:
Valutare sistematicamente i livelli di alluminio nel cervello, nel siero e liquido cerebrospinale (CSF) di casi di AD e controlli.
METODI:
ricerche elettroniche su Medline, Embase, PubMed e Cochrane Library sono state condotte fino al giugno 2015. Sono stati inclusi studi riguardanti i livelli di alluminio nel cervello, siero o liquido cerebrospinale in individui con AD e controlli non dementi. Sono state effettuate meta-analisi utilizzando modelli effetti casuali e la differenza media standardizzata aggregata(SMD) segnalati con intervallodi confidenza 95% (IC).
RISULTATI:
Nel complesso, hanno soddisfatto i criteri di inclusione 34 studi che hanno coinvolto 1.208 partecipanti e 613 casi di AD. L’alluminio è stato misurato nel tessuto cerebrale in 20 studi (n = 386), siero in 12 studi (n = 698) e CSF in 4 studi (n = 124). Rispetto ai soggetti di controllo, chi soffre di AD aveva livelli significativamente più elevati di alluminio nel cervello (SMD 0,88; 95% CI, 0,25-1,51), siero (SMD 0,28; 95% CI, 0,03-0,54) e CSF (SMD 0,48; 95% CI, 0,03-0,93). Analisi di sensibilità esclusi gli studi senza controlli di pari età non ha un impatto su questi risultati.
CONCLUSIONI:
I risultati della presente meta-analisi dimostrano che i livelli di alluminio sono significativamente elevati nel cervello, nel siero e nel liquido cerebrospinale di pazienti con AD. Questi risultati suggeriscono che il livello elevato di alluminio, particolarmente nel siero, può servire come un marcatore precoce di AD e/o giocare un ruolo nello sviluppo della malattia. Questi risultati forniscono sostanzialmente le prove esistenti valutando il legame tra l’esposizione cronica all’alluminio e lo sviluppo di AD.
Link all’articolo originale:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26401698
Abbiamo esaminato la neurotossicità dell’alluminio nell’uomo e negli animali in varie condizioni, seguendo diverse vie di somministrazione e fornito una panoramica dei vari stati patologici associati. La letteratura dimostra chiaramente l’impatto negativo dell’alluminio sul sistema nervoso per tutte le fasce di età. Negli adulti, l’esposizione all’alluminio può portare a deficit neurologici, apparentemente legati all’età, che assomigliano al morbo di Alzheimer ed è stato collegato a questa malattia e alla variante Guamaniana, SLA-PDC. Risultati simili sono stati trovati in modelli animali. Inoltre, l’iniezione di adiuvanti di alluminio nel tentativo di ricreare la sindrome della Guerra del Golfo e deficit neurologici associati, porta ad un fenotipo SLA nei giovani topi maschi. Nei bambini piccoli esiste una correlazione altamente significativa tra il numero di vaccini pediatrici adiuvati con alluminio somministrati e il tasso di disturbi dello spettro autistico. Molte delle caratteristiche di neurotossicità indotte dall’alluminio possono insorgere, in parte, da reazioni autoimmuni, come parte della sindrome ASIA.
Link all’articolo originale:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23609067
Attualmente, etilmercurio (EtHg, thimerosal) e adiuvante di Alluminio sono le esposizioni dominanti subite da feti, neonati e bambini, a causa di immunizzazione con vaccini contenenti thimerosal (TCVs). Nonostante il loro lungo impiego come agenti attivi di farmaci e fungicidi, i livelli di sicurezza di queste sostanze non sono mai stati determinati, sia per gli animali che per gli esseri umani adulti , tanto meno per feti, neonati, infanti e bambini. Ho rivisto la letteratura scientifica riguardante segnalazioni su esiti associati con (a) le esposizioni multiple e metabolismo di EtHg e Al durante i primi anni di vita; (b) le caratteristiche fisiologiche e metaboliche di neonati, infanti, bambini e pertinenti per gli effetti dell’esposizione a xenobiotici; (c) reazioni neurocomportamentali, immunologiche e infiammatorie al Thimerosal e Al-coadiuvanti derivanti dall’esposizione ai TCV nell’infanzia. Effetti immunologici e neurocomportamentali di Al-adiuvanti e Thimerosal-EtHg non sono straordinari; piuttosto, questi effetti sono facilmente rilevati nei paesi ad alto e basso reddito, con co-esposizione al metilmercurio (MeHg) o altre sostanze neurotossiche. Studi rigorosi e replicabili (nelle diverse specie animali) hanno evidenziato la tossicitàdi EtHg e Al. Più attenzione nella ricerca è stata data al EtHg e i risultati hanno mostrato un solido legame con effetti neurotossici in esseri umani; tuttavia, il potenziale effetto sinergico di entrambi gli agenti tossici non è stato appositamente studiato. Pertanto, l’esposizione combinata, nei primi anni di vita, a EtHg insieme ad Al, merita la dovuta considerazione.
Link originale:
http://www.mdpi.com/1660-4601/12/2/1295