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La spirulina è uno dei super-alimenti del momento. Il prodotto – venduto sovente sotto forma di compresse o in polvere – è molto popolare soprattutto come integratore tra i vegetariani, i vegani e non solo. La fama è arrivata quando la Nasa ha annunciato di volerla dare agli astronauti come prodotto alimentare. A essa viene attribuita ogni sorta di qualità terapeutica, essendo consigliato contro le infiammazioni, oltre che per i suoi benifici sulle ossa, sul colesterolo, per non parlare dell’umore, dell’energia e c’è anche qualcuno che parla di azione antitumorale. Ma cosa c’è di vero? E soprattutto, l’assunzione di spirulina comporta dei rischi?
L’unico modo per vederci chiaro è ricorrere ai dati scientifici, che l’Agenzia per la sicurezza alimentare francese (Anses) ha riassunto in un rapporto pubblicato alla fine novembre, focalizzando l’attenzione anche sul rischio di allergie e di contaminazioni.
Il primo errore che si fa quando si parla di spirulina è quello di considerarla un’alga. Non lo è, si tratta di un cianobatterio del genere Arthrospira, e questo comporta alcune specificità. Di sicuro la spirulina è una fonte preziosa di proteine: in percentuale, ne contiene tra il 60% e il 70% in peso, contro il 25% del pesce, il 35% della soia e il 14% dei cereali. Per questo motivo viene studiata in molti laboratori come alternativa proteica da proporre a soggetti che presentano carenze nutrizionali. L’aspetto interessante è che la spirulina contiene quasi tutti gli amminoacidi essenziali (chiamati così perché il nostro l’organismo non sa fabbricarli da sé), necessari alla costruzione di moltissime molecole organiche e delle stesse proteine.
A parte il materiale proteico, i cianobatteri contengono molte vitamine, soprattutto del gruppo A (bastano da 3 a 6 grammi di spirulina per soddisfare il fabbisogno giornaliero dell’adulto, pari a circa 900 microgrammi) e del gruppo E. Non tutto è però così scontato. La spirulina non ha quasi per niente vitamina B12, la più necessaria ai vegani, perché presente soprattutto nella carne, nel pesce e nelle uova che non rientrano nella loro dieta. La poca vitamina presente è in una forma quasi impossibile da assimilare per il corpo umano. Non a caso nel 2016 l’accademia americana di nutrizione non ha classificato la spirulina come una fonte di vitamina B12 utile per vegetariani e vegani, concetto ribadito anche dall’Anses.
A tutto ciò si aggiungono i sali minerali – calcio, potassio, fosforo, magnesio, zinco, rame e ferro – di cui è molto ricca: bastano 10 grammi per coprire tra il 64% e il 200% del fabbisogno giornaliero di un bambino di età compresa tra 6 mesi e 3 anni (fabbisogno che verrebbe coperto con 38 grammi di cereali integrali).
Per quanto riguarda le false attribuzioni, la lista è lunga. Non ci sono prove che la spirulina aiuti a perdere peso, favorisca la digestione o diminuisca ansia e stress. Piccoli studi, al momento non definitivi perché condotti senza gruppi di controllo e su pochissime persone, sembrano far emergere un lieve effetto benefico sul colesterolo e alcune caratteristiche antiossidanti, ma è presto per esprimersi.
Infine, i rischi. Dopo aver ricevuto 49 segnalazioni (dieci delle quali degne di approfondimento), l’Anses ha ritenuto opportuno sottolinearle, ricordando che la spirulina può contenere cianotossine, batteri e tracce di metalli pesanti (piombo, arsenico e mercurio) che se assorbiti durante la crescita se coltivata in condizioni non ottimali (sono stati segnalati casi negli Stati Uniti, a Cuba, in Thailandia, in Messico, in India, in Israele ma anche in Italia, sempre secondo Anses), e che può appunto indurre allergie. Coloro che soffrono già di una predisposizione, così come i soggetti con problemi di fenilchetonuria, dovrebbero limitarne o evitarne l’assunzione. Ci sono poi stati alcuni casi di intossicazione da integratori contenenti numerosi componenti, tra i quali la spirulina, anche se non è stato possibile attribuirle alcuna responsabilità specifica. Per avere maggiori elementi ed esprimere un giudizio più ponderato l’agenzia propone di avviare una rete di sorveglianza internazionale, per chiarire i vari dubbi.
L’Anses precisa che se la spirulina viene consumata a dosi normali non presenta problemi e conclude consigliando di acquistarla sempre da fonti controllate e di non pensare che sia un integratore miracoloso.
Link all’articolo originale: http://www.ilfattoalimentare.it/spirulina-rischi-anses.html
L’obiettivo dello studio era quello di indagare i contenuti degli elementi traccia nei capelli dei bambini affetti da disturbo dello spettro autistico (ASD). Sono stati studiati 74 bambini ASD e 74 controlli, appaiati per sesso e per età, suddivisi in due gruppi di età (2-4 e 5-9 anni). Il contenuto degli elementi traccia nei capelli è stato valutato utilizzando la spettrometria di massa induttivamente accoppiata al plasma. La coorte generale di bambini ASD è stata caratterizzata dal 29%, 41% e 24% di bassi livelli nei capelli di, rispettivamente, cromo (Cr), iodio (I) e vanadio (V), mentre il livello di selenio (Se) ha superato i rispettivi valori del gruppo di controllo del 31%. Nei bambini ASD di età compresa tra 2-4 anni i valori di Cr, I e V nei capelli erano del 68%, 36% e 41% inferiori ai controlli. I bambini ASD più anziani sono stati caratterizzati da un aumento del 45% del livello di selenio nei capelli. Nella coorte generale di bambini ASD, i livelli di berillio (Be) e di stagno (Sn) nei capelli erano inferiori, rispettivamente, del 50% e 34% rispetto ai valori del gruppo di controllo. Nel primo gruppo dei bambini ASD, di età (2-4 anni), sono stati rilevati nel 34%, 42% e 73% bassi livelli di arsenico (As), boro (B) e berillio (Be). Nel secondo gruppo di età dei bambini ASD è stata rilevata solo una diminuzione appena significativa del 25% di piombo (Pb). Sorprendentemente, non è stata rilevata alcuna differenza significativa tra i gruppi per il mercurio (Hg), zinco (Zn) e rame (Cu) nei capelli . In generale, i risultati del presente studio dimostrano che i bambini con ASD sono caratterizzati da valori inferiori nei capelli di elementi non solo essenziali ma anche tossici.
Link all’articolo originale:
Contesto: L’arsenico induce difetti del tubo neurale in diversi modelli animali, ma non è nota la sua capacità di causare difetti del tubo neurale nell’uomo. Il nostro obiettivo è stato quello di indagare le associazioni tra l’esposizione materna all’arsenico, la supplementazione periconcezionale di acido folico e il rischio di difetto del tubo neurale (mielomeningocele) tra una popolazione altamente esposta nelle zone rurali del Bangladesh.
Metodi: Abbiamo condotto uno studio caso-controllo che ha reclutato i casi confermati clinicamente delle comunità cliniche servite dal Dhaka Community Hospital in Bangladesh, così come le strutture sanitarie locali, che trattano i bambini con mielomeningocele. I controlli sono stati selezionati dai registri di gravidanza nelle stesse aree. L’esposizione materna all’arsenico è stata stimata dai campioni di acqua potabile prelevati da pozzi utilizzati durante il primo trimestre di gravidanza. L’uso periconcezionale di acido folico è stato accertato da self-report e lo stato materno dei folati è stato ulteriormente valutato mediante i livelli di folato plasmatico misurati al momento della visita di studio.
Risultati: Cinquantasette casi di mielomeningocele sono stati individuati insieme a 55 controlli. Un’interazione significativa è stata osservata tra l’arsenico inorganico dell’acqua potabile e l’uso periconcezionale di acido folico. All’aumentare delle concentrazioni inorganiche dell’arsenico nell’acqua potabile da 1 a 25 µg/L, l’effetto protettivo stimato di uso dell’acido folico diminuiva (OR 0,22-1,03), e non era protettivo a concentrazioni più elevate di arsenico. Non è stato identificato un effetto primario di esposizione all’arsenico sul rischio mielomeningocele.
Conclusioni: Il nostro studio ha trovato una significativa interazione tra la concentrazione di arsenico inorganico dell’acqua potabile da pozzi utilizzati durante il primo trimestre di gravidanza e l’assunzione periconcezionale di integratori di acido folico.
I risultati suggeriscono che l’esposizione all’arsenico ambientale riduce l’efficacia della supplementazione di acido folico nella prevenzione del mielomeningocele.
Link all’articolo originale:
http://www.ehjournal.net/content/14/1/34
Abstract
Introduzione
Dai recenti studi effettuati in Bangladesh ed altrove, l’esposizione all’arsenico (As) tramite l’assunzione di acqua è associata negativamente con gli aspetti relativi alle capacità intellettive dei bambini (es.: capacità di ragionamento, capacità di memoria), dopo aver aggiustato i dati per i fattori sociali. A causa del fatto che queste scoperte non possono essere facilmente generalizzate a tutti gli USA, abbiamo deciso di effettuare tale studio sulla popolazione americana.
Metodo di analisi
Abbiamo esaminato l’associazione tra l’arsenico derivante dall’assunzione di acqua (WAs) e le capacità intellettive (WISC-IV) in 272 bambini tra gli 8 e gli 11 anni di 3 scuole del distretto del Maine.
Risultati
In media, i bambini hanno vissuto nelle loro attuali abitazioni per 7,3 anni (per circa il 75% delle loro vite). Da un’analisi non aggiustata, l’arsenico derivante dalle acque delle abitazioni è associato con una diminuzione dei punteggi ottenuti nella maggior parte degli indici di quoziente intellettivo WISC-IV. Aggiustando l’analisi per il quoziente intellettivo ed il livello di istruzione della madre, l’ambiente domestico, il distretto scolastico ed il numero di fratelli e sorelle, il livello di arsenico derivante dall’assunzione di acqua rimane significativamente associato in modo negativo con il valore totale del quoziente intellettivo ed i valori ottenuti di capacità di ragionamento, memoria e capacità verbali. Dal confronto con coloro che hanno un valore di arsenico derivante dall’assunzione di acqua inferiore a 5 μg/L (WAs < 5 μg/L), gli esposti ad un arsenico superiore a 5 μg/L (WAs ≥ 5 μg/L) presentano una significativa diminuzione di circa 5- 6 punti del punteggio totale del quoziente intellettivo (p < 0,01) e della maggior parte degli altri indicatori (capacità di ragionamento, memoria e capacità verbali, tutte con p < 0,05). Sia il livello di istruzione materno che il quoziente intellettivo materno sono associati con un più basso livello di arsenico derivante dall’assunzione di acqua, riflettendo probabilmente comportamenti che ne hanno limitato l’esposizione (es.: filtri per l’acqua, scelte residenziali). Inoltre, sia l’arsenico derivante dall’assunzione d’acqua (WAs) che i parametri materni sono associati con il distretto scolastico.
Conclusioni
La portata dell’associazione tra l’arsenico derivante dall’assunzione d’acqua ed il quoziente intellettivo dei bambini aumenta la probabilità che livelli di arsenico superiori a 5 μg/L (WAs ≥ 5 μg/L), ben noti agli Stati Uniti, siano una minaccia per lo sviluppo dei bambini.
Link all’articolo originale:
INQUINAMENTO ATMOSFERICO E SALUTE
(da ISDE Italia)
L’inquinamento atmosferico costituisce un fattore di rischio ben noto per le malattie cardiovascolari
Fonte: Agenzia Regionale di Sanità Toscana, 18 Agosto 2013.
E’ ormai dimostrata la stretta correlazione tra l’incremento della concentrazione di nanopolveri e altri inquinanti e l’aumento dell’insorgenza di scompensi cardiaci che, soprattutto in persone con un cuore già affaticato, possono portare all’infarto. La nuova revisione sistematica apparsa recentemente sul lancet a firma dei ricercatori dell’Università di Edinburgo e della Public Health Foundation of India ha però confermato anche l’effetto dei principali inquinanti su ricoveri e mortalità per scompenso. L’OMS stima che l’inquinamento sia responsabile di oltre un milione di morti premature ogni anno. Anche brevi esposizioni a inquinamento atmosferico sono associate ad un aumento della mortalità cardiovascolare. Sempre in questo numero di Lancet Francesco Forastiere e Nera Agabiti del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio spiegano come accade clinicamente che l’aumento della concentrazione degli inquinanti nell’aria possa causare il subitaneo aggravarsi dello scompenso. Dal momento che il 2013 è stato dichiarato l’anno dell’aria da parte dell’Unione Europea, i ricercatori italiani concludono che gli effetti negativi sulla salute dell’inquinamento atmosferico sono presenti anche a concentrazioni ben al di sotto di 25 μg/m3, l’attuale limite UE per le polveri sottili, e lanciano un appello riprendendo le parole della European Respiratory Society: “tutti i cittadini hanno diritto ad aria pulita, acqua pulita e cibo sicuro”.
CUORE: L’ESPOSIZIONE ALL’INQUINAMENTO AUMENTA IL RISCHIO DI FIBRILLAZIONE
Fonte: FIMMG Notizie del 17 Giugno 2013.
Per le persone che soffrono di cuore l’esposizione ad alti livelli di inquinamento atmosferico può portare all’aritmia cardiaca che scatena attacchi di cuore e ictus. Lo afferma uno studio pubblicato dal Journal of the American College of Cardiology. I ricercatori della Tuft university di Boston hanno analizzato i dati di 176 pazienti cardiaci, confrontandoli con la qualità dell’aria nella regione. In due anni di studio 49 persone hanno totalizzato 328 episodi di fibrillazione atriale. La ricerca ha evidenziato una relazione diretta tra inquinamento e salute cardiaca: “Ogni 6 microgrammi per metro cubo di particolato sottile in più – scrivono gli autori – il rischio aumenta del 26%”.
SMOG E TUMORI, LA RELAZIONE ORA È PROVATA
Fonte: Il Tirreno dell’11 Luglio 2013.
Uno studio europeo che ha coinvolto i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha dimostrato una stretta relazione tra inquinamento atmosferico e rischio di tumori al polmone. Tra i 9 Paesi europei coinvolti l’Italia è risultato il Paese più inquinato. Lo studio è stato pubblicato su Lancet Oncology ed è stato realizzato su oltre 300mila persone. È servito a dimostrare che più alta è la concentrazione di inquinanti nell’aria e maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al polmone. È inoltre emerso che i centri italiani monitorati hanno la più alta presenza di inquinanti. Lo studio fa parte del progetto europeo Escape. Il lavoro ha riguardato 312.944 persone di età compresa tra i 43 e i 73 anni, uomini e donne di Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia. In Italia le città interessate sono state Torino, Roma, Varese. Lo studio ha permesso di concludere che per ogni incremento di 10 microgrammi di PM10 per metro cubo presenti nell’aria, aumenta il rischio di tumore al polmone di circa il 22%. Tale percentuale sale al 51% per una particolare tipologia di tumore, l’adenocarcinoma. Le normative della Comunità Europea stabiliscono che il particolato presente nell’aria deve mantenersi al di sotto dei 40 microgrammi per metro cubo per i PM10 e al di sotto dei 20 microgrammi per i PM2.5. Lo studio, tuttavia, dimostra che anche rimanendo al di sotto di questi limiti, non si esclude del tutto il rischio di tumore. Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte nei Paesi industrializzati.
TUTELARE IL DIRITTO ALLA SALUTE DELLE PERSONE ESPOSTE ALL’ARSENICO: UN OBBLIGO DI LEGGE E UN DOVEROSO IMPEGNO ETICO
Si è svolta a Roma Lunedì 30 Settembre 2013, presso l’Istituto superiore di Sanità, la 5a Giornata in memoria di Lorenzo Tomatis che ha avuto per tema principalmente i tumori infantili.
Lorenzo Tomatis, già direttore dell’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) e pPresidente del Comitato Scientifico dell’International Society of Doctors for the Enviromental (ISDE), ha sostenuto e dimostrato nella sua lunga attività di ricerca che la maggior parte delle malattie deriva dall’interazione tra fenomeni di inquinamento ambientale e genetica umana. Soprattutto l’esposizione materno-fetale a sostanze inquinanti, attraverso l’aria, acqua e cibi contaminati, può danneggiare il feto e comprometterne il successivo stato di salute in età infantile ed adulta con possibilità di trasmissione dei danni anche alle generazioni seguenti. Questa consapevolezza gli faceva affermare: “L’approccio fondamentale della prevenzione primaria segue una logica incontroversibile: la misura più efficace è quella di evitare o diminuire al minimo possibile l’esposizione agli agenti causali di malattia”. Tutti gli interventi di ricercatori e studiosi che si sono succeduti nel corso del convegno hanno riaffermato con ricchezza di dati e lavori scientifici, che la priorità nella lotta contro il cancro e le malattie cronico degenerative deve essere data alla prevenzione attraverso politiche economiche e sociali indirizzate alla netta riduzione delle fonti di inquinamento e degli inquinanti già presenti nell’ambiente. Alla luce di tutto ciò ISDE Viterbo torna nuovamente a chiedere interventi efficaci e definitivi per la completa dearsenificazione e potabilizzazione delle acque ad uso umano e studi di monitoraggio dello stato di salute delle popolazioni e in particolare dei bambini che sono state esposti e che in molti casi continuano ad essere esposti all’arsenico, sostanza tossica, cancerogena e con attività di interferente endocrino.
Info: isde.viterbo@gmail.com
Abbiamo valutato la qualità dell’aria nei centri di fotocopiatrici e valutato se l’esposizione professionale ad emissioni da fotocopiatrici è associata a declino della funzione polmonare o alterazioni dei parametri ematologici, stress ossidativo e stato infiammatorio.
PM10 e PM2.5 erano al di sopra dei livelli consentiti in tutti i centri di fotocopiatrici, mentre i livelli di monossido di carbonio, ossidi di azoto, ozono, biossido di zolfo, piombo, arsenico, nichel, ammoniaca, benzene e benzo(a)pirene erano all’interno degli standard Indiani di qualità dell’aria. La funzione polmonare è risultata simile negli operatori di fotocopie e soggetti di controllo. Siero TBARS era significativamente più alta e FRAC era più bassa tra gli operatori rispetto ai controlli sani. Plasma IL8, LTB4, ICAM-1 e ECP erano significativamente più alti nel gruppo esposto alle emissioni da fotocopiatrice.
Le fotocopiatrici emettono alti livelli di particolato. L’esposizione a lungo termine alle emissioni delle fotocopiatrici non è stato associata con la diminuzione della funzionalità polmonare, ma provoca forte stress ossidativo e infiammazione sistemica e conseguente alto rischio di malattie cardiovascolari.
Link all’articolo originale:
http://www.ehjournal.net/content/12/1/78
Arsenico, cadmio, piombo e mercurio presentano potenziali rischi per la salute per i bambini che sono esposti per inalazione o ingestione. I paesi emergenti sperimentano rapido sviluppo industriale che può coincidere con l’aumento del rilascio di questi metalli nell’ambiente. Una revisione della letteratura è stata condotta per gli articoli in lingua inglese del 21 ° secolo sulle esposizioni pediatriche l’arsenico, il cadmio, il piombo e il mercurio in (FMI) 10 principali paesi emergenti del Fondo monetario internazionale: Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Polonia , Russia, Corea del Sud, Taiwan e Turchia. Settantasei peer-reviewed, studi pubblicati in materia di esposizione a metalli pediatrica hanno incontrato i criteri di inclusione. Le concentrazioni di metalli nel sangue e nelle urine di questi studi sono stati generalmente più alti dei valori di riferimento degli Stati Uniti e molti studi hanno identificato effetti negativi per la salute associati con l’esposizione ai metalli. La prova di esposizione a metalli nella popolazione pediatrica di questi paesi dei Mercati Emergenti dimostra la necessità di interventi per ridurre l’esposizione e gli sforzi per stabilire i valori di riferimento specifici per paese attraverso la sorveglianza o biomonitoraggio. I risultati di revisione di questi 10 paesi indicano anche la necessità di politiche specifiche di salute pubblica e l’educazione sanitaria nei paesi dei mercati emergenti.
Link al’articolo originale:
http://www.hindawi.com/journals/ijped/2013/872596/