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Video sulla pericolosità delle amalgame dentarie al mercurio – Inchiesta dell’ADICONSUM Lazio. Intervento del Dott. Gerardo Rossi direttore scientifico della Mineral Test www.mineraltest.it, dell’ On. Scilipoti Domenico, Fabrizio Premuti Adiconsum e Cristiana Di Stefano www.cristianadistefano.it

Interessante intervista al nobel per la medicina Luc Montagnier sugli effetti delle onde elettromagnetiche sugli organismi biologici. Commentano l’intervista il fisico teorico Emilio Del Giudice, il professore di fisica presso l’Università di Salerno Giuseppe Vitiello, il giornalista della Nuova Venezia Renzo Mazzara e Piergiorgio Spaggiari già direttore generale dell’azienda ospedaliera a Cremona.

Di seguito i link all’intervista (fare click per aprire)
http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=22281    Prima parte
http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=22282    Seconda parte

 
Questo grafico è fatto usando  dati recenti di EUROSTAT. E’ vero che gli italiani sono longevi; tuttavia negli ultimi anni abbiamo visto un crollo impressionante dell “aspettativa di vita sana,” un parametro che ci dice quanto a lungo viviamo in assenza di malattie.
 
Il grafico ci fornisce diversi elementi su cui riflettere. L’aspettativa di vita degli italiani è in continuo aumento, anche se più a rilento negli ultimi 10 anni rispetto agli anni precedenti. Tuttavia il dato allarmante è che si vive più a lungo ma soffrendo sempre più di  malattie croniche, acute  o disabilità fisiche. Questo vuol dire che gli anni che viviamo in un buono stato di salute sono sempre di meno. Probabilmente la causa è da attribuirsi a diversi fattori molto dannosi a cui siamo tutti esposti: nanopolveri, metalli pesanti, diossine, pesticidi, fertilizzanti, conservanti (compresi quelli alimentari), brillantanti. Anche stress, obesità, radiazioni elettromagnetiche danneggiano la nostra salute. Quindi i fattori sono molteplici così come lo sono le loro interazioni.
Di seguito il link al documento originale del Dott. Ugo Bardi, docente di chimica fisica presso l’Università di Firenze.

Singh M, Das RR

Il raffreddore comune è spesso causato dal rhinovirus. È una delle malattie più diffuse, una delle principali cause per cui le persone si fanno visitare da un medico e una delle più importanti motivazioni di assenza dal lavoro o dalla scuola. Le complicazioni del raffreddore comune comprendono otite media (infezioni dell’orecchio medio), sinusite, riacutizzazione delle malattie alle vie aeree. Non esiste alcun trattamento ufficiale per il comune raffreddore. Tuttavia, un farmaco che possa essere anche solo parzialmente efficace nel trattamento e nella prevenzione del raffreddore comune, potrebbe notevolmente ridurre la morbilità e le perdite economiche a causa di questa malattia. È stato dimostrato da diversi studi che lo zinco inibisce la replicazione del rhinovirus. Questo lavoro di revisione ha individuato 15 studi controllati e randomizzati comprendenti un totale di 1360 persone di tutte le età, comparando gli individui trattati con lo zinco e quelli trattati con un placebo. Abbiamo trovato che lo zinco (in forma di pastiglie o sciroppo) è utile nel ridurre la gravità e la durata del raffreddore comune in persone sane, se assunto entro 24 ore dall’insorgenza dei sintomi. Le persone che assumono lo zinco hanno meno probabilità che i sintomi del raffreddore persistano oltre i sette giorni di trattamento. La supplementazione di zinco per almeno cinque mesi, riduce l’incidenza della malattia e la prescrizione di antibiotici per i bambini. Le persone che assumono pastiglie (da sciogliere in bocca n.d.t.) di zinco (non in forma di sciroppo o compresse) hanno una maggiore probabilità di avere effetti collaterali tra cui una cattivo sapore in bocca e la nausea. Poiché non vi sono studi su persone che oltre al raffreddore hanno altre patologie fastidiose (per esempio le persone che hanno malattie croniche di fondo, immunodeficienza, asma, ecc.) l’uso di zinco, per queste persone, al momento non può essere raccomandato. Data la variabilità nella popolazione studiata (non ci sono studi nei paesi a basso e medio reddito), i dosaggi, la formulazione e la durata degli effetti dello zinco, sono necessari ulteriori studi per chiarire queste variabilità. Ricerche aggiuntive sono utili per determinare la durata ottimale del trattamento, i dosaggi e le formulazioni dello zinco in modo da produrre benefici clinici, senza rischiare di aumentare gli effetti negativi, nonché per stilare una raccomandazione generale per lo zinco nel trattamento del raffreddore comune.

Abstract:

Il raffreddore comune è una delle malattie più diffuse, una delle principali cause per cui le persone si fanno visitare da un medico e una delle più importanti motivazioni di assenza dal lavoro o dalla scuola. Gli studi condotti dal 1984 per identificare il ruolo dello zinco per il trattamento dei sintomi del raffreddore, hanno dato risultati contrastanti. Alcune formulazioni, che sono state individuate, hanno influenzato i risultati mascherando e riducendo la biodisponibilità dello zinco.

Obiettivi:

Valutare l’effetto dello zinco sui sintomi del comune raffreddore.

Strategia di ricerca:

Abbiamo effettuato delle ricerche nei database bibliografici Centrale (2010, Issue 2) che contiene il Gruppo Specializzato Registrato nelle Infezioni Respiratorie Acute, Medline (dal 1966 alla terza settimana di maggio 2010) e Embase (dal 1974 a giugno 2010).

Criteri di selezione:

Randomizzati, in doppio cieco, trattati con zinco o con placebo per almeno cinque giorni consecutivi come durata del trattamento o da almeno cinque mesi per prevenire il raffreddore comune.

Raccolta dati e analisi:

Revisione effettuata da due autori indipendenti con estrazione dei dati e valutazione della validità degli studi eseguiti.

Risultati principali:

Sono stati presi in considerazione 13 studi terapeutici (966 partecipanti) e 2 sudi di prevenzione (394 partecipanti). L’assunzione dello zinco è stato associato ad una riduzione significativa della durata dei sintomi (differenza media standardizzata (SMD) -0,97; intervallo di confidenza al 95% (CI) da -1,56 a -0,38 ) (P = 0,001) e della gravità del raffreddore (SMD -0,39; 95% CI da -0,77 a -0,02) (P = 0,04). C’è stata una differenza significativa nei sintomi tra il gruppo trattato con lo zinco e il gruppo di controllo dopo sette giorni di trattamento (OR 0.45; 95% CI 0.2 to 1.00) (P = 0.05). Il rapporto di incidenza (IRR) di sviluppo del raffreddore (IRR 0.64; 95% CI 0.47 to 0.88) (P = 0.006), l’assenza scolastica per malattia (P = 0.0003) e la prescrizione di antibiotici (P < 0.00001) sono stati più bassi nel gruppo trattato con lo zinco. In generale gli effetti avversi (OR 1.59; 95% CI 0.97 to 2.58) (P = 0.06), il cattivo gusto in bocca (OR 2.64; 95% CI 1.91 to 3.64) (P < 0.00001) e la nausea (OR 2.15; 95% CI 1.44 to 3.23) (P = 0.002), sono stati più alti nel gruppo trattato con lo zinco.

Conclusioni degli autori:

Lo zinco somministrato entro 24 ore dall’insorgenza dei sintomi riduce la durata e la gravità del raffreddore comune nelle persone sane. Dopo cinque mesi di trattamento si riduce l’incidenza del raffreddore, l’assenteismo scolastico e la prescrizione di antibiotici per i bambini. Esiste la possibilità che le pastiglie di zinco producano effetti collaterali. In considerazione di questo e delle differenze nella popolazione in esame, nei dosaggi, nelle formulazioni e nella durata del trattamento, è difficile formulare delle linee guida precise per il trattamento del raffreddore con lo zinco.
 


Di seguito il link del documento originale in lingua inglese
http://www2.cochrane.org/reviews/en/ab001364.html

Commento dell’articolo:

Il documento parla delle relazioni tra i contaminanti organici e l’obesità. Lo studio ha preso in considerazione la dipendenza tra l’indice di massa corporea (BMI) e la circonferenza vita (WC), con gli  inquinanti organici persistenti (POP). Alcuni dei POP esaminati appartengono alla famiglia delle diossine, che sono prodotte durante l’incenerimento dei rifiuti e nei processi chimici. Esse sono molto tossiche e persistenti, in grado come molte altre sostanze, di provocare squilibri al sistema endocrino con un conseguente aumento di peso corporeo. Tuttavia anche i pesticidi presentano queste problematiche. Quest’ultimi sono presenti nell’uomo in quanto consumatore di carne e vegetali contenenti pesticidi di vario genere. I POP interferiscono con gli ormoni tiroidei, gli estrogeni, il testosterone, i corticosteroidi, l’insulina, somatotropina (ormone della crescita), la leptina e alterano la sensibilità per i neurotrasmettitori, in particolare la dopamina, la noradrenalina e la serotonina. Interferendo con molti processi metabolici, sono in grado di  provocare danni più o meno gravi all’organismo, disturbi di vario genere, ma anche malattie serie tra cui il diabete.

Di seguito la traduzione dell’ abstract del documento

Abstract:

Prove recenti suggeriscono che le sostanze chimiche possono causare sul sistema endocrino, squilibri endogeni nella regolazione degli ormoni che predispongono all’aumento di peso. Utilizzando i dati da NHANES (1999-2002), abbiamo studiato l’associazione tra l’indice di massa corporea (BMI), la circonferenza vita (WC) e gli inquinanti organici persistenti (POP) tramite regressione lineare multipla. Consistenti interazioni sono state trovate tra i sessi e l’ossiclordano e ln p,p’ DDT. Inoltre, abbiamo trovato un’associazione tra WC e  ln ossiclordano e ln hpcdd  nei soggetti con livelli rilevabili di inquinanti organici persistenti, mentre un’associazione tra WC e ln p,p’ DDT è stato osservato in tutti i soggetti. Inoltre, ln Ocdd è aumentato all’aumentare di WC e BMI, mentre, ln trans-nonacloro diminuisce all’aumentare di BMI. Quindi, BMI e WC sono associati alla presenza di inquinanti organici persistenti, rendendo i prodotti chimici responsabili al problema obesità.

Di seguito il documento originale in pdf in lingua inglese
Endocrine Disruptors and Obesity
(Fare click per aprire)

Al seguente link è possibile leggere una rassegna del Dott. Di Bella riguardo la produzione e la vendita di farmaci dannosi ed inefficaci.

http://www.dibellainsieme.org/discussione.do?idDiscussione=18538

Al seguente link si può vedere una relazione della dott.ssa Antonietta Gatti, scopritrice del processo con cui le polveri fini e ultrafini penetrano nell’organismo, che spiega quali sono le conseguenze all’inalazione e all’ingestione di quelle polveri.

http://www.youtube.com/watch?v=SWEv8czCF4o

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