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“Il nostro studio riguarda le concentrazioni di mercurio totale (HgT) misurate nei muscoli e nel fegato di diverse specie ittiche bentoniche, demersali e pelagiche, catturate dentro e fuori la baia di Augusta (Sud Italia), un area marina semi-chiusa, fortemente contaminata dalla incontrollata (dal 1950 al 1978s) attività di scarico del più grande impianto petrolchimico europeo. I livelli di mercurio nei tessuti dei pesci vengono discussi in riferimento a specifici habitat, dimensione e / o età dei campioni e la distribuzione di HgT nei sedimenti del fondo. I risultati suggeriscono un meccanismo di rilascio di Hg ancora attivo dai sedimenti inquinati dell’ambiente marino. Inoltre, le elevate concentrazioni di HgT misurate nei pesci catturati nella zona esterna della baia, implicano un potenziale ruolo della baia di Augusta come fonte inquinante per l’ecosistema del Mediterraneo. Infine, i valori del quoziente di rischio di destinazione (THQ) e la stima di assunzione settimanale (EWI) dimostrano che il consumo di pesci catturati all’interno della baia rappresenta un grave rischio per la salute umana. Inoltre, i dati indicano che l’assunzione di pesci catturati dalla zona esterna della baia, in particolare per demersali e specie bentoniche, potrebbe rappresentare una componente significativa di rischio per la popolazione locale.”
Link all’articolo originale:
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0278691513001348
……….. Le concentrazioni di mercurio nei capelli sono state più alte in Europa meridionale e più basse in Europa orientale. I risultati suggeriscono che, all’interno dell’UE, più di 1,8 milioni di bambini nascono ogni anno con esposizione al mercurio (MeHg) al di sopra del limite di 0,58 mcg / g, e circa 200.000 nascite superano un limite superiore ai 2,5 mcg / g proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il risparmio complessivo annuale di prevenzione dell’esposizione all’interno dell’UE è stato stimato a più di 600.000 punti di QI per anno, corrispondente ad un vantaggio economico totale tra gli 8 e i 9 miliardi di euro all’anno. A proposito di valori superiori di quattro volte sono stati ottenuti quando si utilizza la funzione logaritmica di risposta, mentre la regolazione per la produttività ha comportato benefici totali leggermente inferiori. Questi calcoli non comprendono i vantaggi meno tangibili che si otterrebbero proteggendo lo sviluppo del cervello contro la neurotossicità o altri effetti nocivi. ……….
Link all’articolo originale:
http://www.ehjournal.net/content/12/1/3/abstract
In Italia il valore sull’aspettativa di una vita sana crolla drammaticamente:
dal 2004 al 2008 c’è stata una perdita di 10 anni nelle femmine
Nel primo grafico a sinistra si evidenzia la crescita dell’aspettativa di vita nei paesi europei (in verde chiaro i dati italiani). Nel grafico di destra invece, è rappresentato l’andamento dell’aspettativa di una vita sana nello stesso periodo (in giallo i dati italiani). Evidente il drammatico peggioramento rispetto all’andamento medio europeo.
In pratica dal 2004 al 2008 si è avuto un crollo della aspettativa di una vita sana
Dati pubblicati su:
International Journal of Pediatric endocrinology 2012, 38:19
Lettera all’editore a cura di: Valerio Gennaro, Giovanni Ghirga, Laura Corradi
Conclusioni
É legittimo chiedersi perché non ci sia stata nessuna reazione ufficiale dopo il primo anno di marcato declino in Italia del valore in anni di aspettativa di una vita sana, in contro-tendenza con i valori europei: dal 2004 al 2008 c’è una chiara evidenza di una perdita di 10 anni di aspettativa di una vita sana per i neonati femmine.
Il problema non è stato preso in considerazione neanche quando la situazione appariva chiaramente peggiorata negli anni successivi perdendo, nel 2006, più di 4 – 6 anni per i maschi e le femmine neonate; altri due anni di aspettativa di vita in buona salute sono stati persi tra il 2006 e il 2007 per entrambi i sessi.
Nel 2008 si è perso un altro anno di aspettativa di una vita sana.
I dati non sono stati più resi disponibili, da allora, in Italia.
In Italia il valore sull’aspettativa di una vita sana crolla drammaticamente:
dal 2004 al 2008 c’è stata una perdita di 10 anni nelle femmine
Titolo originale
In Italy, healthy life expectancy drop dramatically: from 2004 to 2008 there was a 10 years drop among newborn girls
International Journal of Pediatric endocrinology 2012, 38:19
Lettera all’editore a cura di: Valerio Gennaro, Giovanni Ghirga, Laura Corradi
Abstract
Introduzione
In questo breve saggio vorremmo affrontare una grave divergenza osservata in Italia tra il valore sull’aspettativa di vita (Life Expectancy: “LE”) e quello su una aspettativa di vita sana (Healthy Life Expectancy: “Healthy LE”) e considerare la tendenza marcata di peggioramento del valore sull’aspettativa di una vita sana (Life Expectancy: “LE”) rispetto agli altri paesi europei.
Entrambe le questioni emergono dai dati di un recente rapporto dell’Eurostat.
Metodi
Le analisi utilizzate dagli autori del rapporto Eurostat si basano sul metodo di Sullivan che combina due tipi di variabili: i dati sulla mortalità e la morbilità (ndr: termine statistico indicante la frequenza percentuale di una malattia in una determinata popolazione).
Risultati
Mentre diversi paesi europei hanno iniziato a considerare i dati comparabili sull’aspettativa di vita fin dal 1960, in Italia, i dati analoghi sono stati disponibili per la prima volta solo nel 1985 in una relazione dell’ EUROSTAT.
In Italia, nel periodo tra il 1985 e il 2008, c’è stato un buon incremento progressivo del valore sull’aspettativa di vita, seguendo i migliori valori europei.
Tuttavia, mentre fino al 2004 l’Italia è stata tra i paesi europei migliori sia in termini di valore sull’aspettativa di vita che su quello di una vita sana, quattro anni dopo, nel 2008, c’è stata una perdita scioccante di 10 anni del valore sull’aspettativa di una vita sana in bambine neonate.
Nel frattempo le femmine hanno perso il loro vantaggio di due anni rispetto ai maschi (quest’ultimi hanno perso solo 6 anni del valore sull’aspettativa di una vita sana nello stesso periodo di tempo).
Rispetto all’anno 2004, considerando il valore sull’aspettativa di una vita sana all’età di 65 anni, nel 2008 le donne italiane potevano aspettarsi di vivere in modo sano soli circa 7 anni (come per gli uomini) contro i quasi 15 anni dei migliori valori europei (14 anni per gli uomini).
Testo originale integrale:
Gennaro et al. International Journal of Pediatric Endocrinology 2012, 38:19
Paziente affetto da SM PP (Sclerosi Multipla Primariamente
Progressiva) con EDSS 7,5/8 (scala di disabilità) trattato con cortisone fino
al 2005, poi con azatioprina. La RM (Risonanza Magnetica) del 30 Maggio 2005
evidenziava nuove lesioni. Dal Giugno 2005 inizia il percorso Mineral Test; il
mineralogramma dimostra una intossicazione da Mercurio, Piombo e
Alluminio. Attualmente ha concluso l’ottavo ciclo di integrazione. La
nuova RM, con e senza contrasto, del 23 Giugno 2011 (riportata di
seguito) non evidenzia lesioni attive nè nuove lesioni, confermando il
quadro delle precedenti RM. Praticamente la malattia è ferma dal 30 Maggio 2005 (ultima RM con peggioramento). Dal Giugno 2005 iniziava l’integrazione Mineral Test, con rapido e persistente beneficio, passando da un EDSS 7,5/8 (deficit deambulatorio totale) a 6/6,5 (deambulazione con doppio appoggio).
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